Pittori della luce
PASQUALE – RAFFAELLO
LUIGI – RICCARDO
CELOMMI
LUIGI – RICCARDO
CELOMMI
Pittori Della Luce
La raffinata definizione “pittori della luce” è stata coniata, ai primi del ˈ900, da Francesco Paolo Michetti per il suo amico rosetano Pasquale Celommi e suo figlio Raffaello, e poi degnamente ereditata da Luigi e Riccardo Celommi. La luce è, infatti, il segno distintivo nella produzione di questa longeva dinastia di pittori, luce che penetra nella materia e si restituisce allo spettatore nella forma e nella sostanza delle cose, impreziosita dai colori che tocca di volta in volta.
L'arte
La loro arte, anche in virtù del ricercato effetto luministico, trova la giusta collocazione nella tradizione meridionale italiana fin dalla fine dell’Ottocento, aperta però a stimoli d’oltralpe (che si fanno nel corso degli anni sempre più internazionali) e pronta a rinnovarsi. Un’arte, quella dei Celommi, che nel corso di oltre due secoli ci ha narrato con passione la storia – sia nelle tradizioni più radicate sia nei veloci cambiamenti dell’epoca moderna – della complessa e variegata terra d’Abruzzo. Dal ritratto di un semplice ciabattino, intento al suo lavoro, immortalato da Pasquale nel 1895, alle contemporanee figure femminili di Riccardo, così intense e vivide, sono tanti i volti che popolano il mondo dei pittori rosetani. Ognuno di essi è un pezzo del nostro vissuto, visi che creano un itinerario immaginario tra le atmosfere della nostra terra e che, soprattutto con l’apporto artistico di Luigi, si apre al mondo e diventa simbolo dell’umano sentire. Le spiagge si popolano di visi esotici, aperti alla speranza di un nuovo inizio, i paesaggi diventano luoghi del cuore, in una sorta di narrazione ermetica che rafforza e crea i contorni di una realtà da toccare e respirare.
Mare Nostrum
E su tutto, ovviamente, il mare nostrum, descritto per noi ininterrottamente dal pennello di questi artisti, così realistico e pieno di luce. Osservare l’evolversi della loro pittura, dalle porzioni di bagnasciuga di Pasquale fino alle barche tirate in secca di Riccardo, significa sfogliare le pagine di un libro di memorie, fatto di atmosfere ed esperienze vissute. Significa ripercorrere i cambiamenti di quel pezzo di adriatico ed assaporarne i colori e gli odori di quanto c’è di immortale nel fascino di questa natura, ascoltando lo sciabordio delle onde ed il vociare delle miriadi di vite che si sono succedute su queste rive. Così che pure noi, prima o poi, fermandoci ad osservare un caldo tramonto sul nostro mare, o un’alba cristallina, ci sorprenderemo ad esclamare, come Michetti, “questo è un quadro alla Celommi!”
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